
Il Capitolo 37 della Norma CEI 64-8 introduce un approccio a livelli prestazionali per gli impianti elettrici residenziali, con l’obiettivo di garantire scalabilità, integrazione tecnologica e predisposizione all’evoluzione digitale dell’abitazione.
Il Livello 3 richiede la presenza di funzioni domotiche integrate e interoperabili, in cui la videocitofonia può svolgere un ruolo strategico.
La Norma CEI 64-8, riferimento fondamentale per la progettazione e realizzazione degli impianti elettrici in ambito civile, dedica il Capitolo 37 alle prescrizioni addizionali di tipo prestazionale per impianti elettrici residenziali.
Questo capitolo si applica sia ai nuovi impianti che ai rifacimenti completi effettuati durante ristrutturazioni edilizie, con l’obiettivo di definire criteri minimi e dotazioni impiantistiche secondo un approccio a livelli prestazionali crescenti, in funzione delle esigenze del committente e delle caratteristiche dell’unità abitativa.
Va sottolineato che il Capitolo 37 è ormai da tempo consolidato all’interno della Norma CEI 64-8: le successive revisioni della norma hanno introdotto solo modifiche marginali, a conferma della stabilità e dell’affidabilità dell’impianto concettuale su cui si basa.
I tre livelli previsti sono:
- Livello 1, minimo richiesto per dichiarare la conformità dell’impianto alle prescrizioni della norma;
- Livello 2, dedicato a unità immobiliari con impianti più fruibili e dotazioni tecniche estese;
- Livello 3, riservato ad abitazioni con impianti ampi e innovativi, in cui la presenza di funzioni domotiche integrate e inter-operabili diventa l’elemento caratterizzante.
Questo modello a livelli nasce per supportare la graduale evoluzione tecnologica degli edifici, in particolare in relazione alla crescente elettrificazione dei consumi.
È previsto infatti che, anche in interventi di ampliamento o manutenzione straordinaria si adottino, ove possibile, le predisposizioni del Livello 1, così da rendere più agevole l’adozione futura di tecnologie elettriche avanzate, senza dover intervenire sulle strutture edili.
In linea con approcci normativi europei come quelli francesi (NF 15-100) e spagnoli (ITC-BT-25), il Capitolo 37 rappresenta oggi uno strumento chiave per progettisti e installatori nella definizione di impianti elettrici capaci di accogliere progressivamente nuove funzioni, tecnologie e servizi richiesti dal mercato.
L’obiettivo della norma è infatti quello di garantire flessibilità, scalabilità e integrazione impiantistica, anche in ottica futura.
Livello 3: cosa richiede la norma
Il Livello 3, introdotto nel Capitolo 37 della Norma CEI 64-8, rappresenta il gradino più alto tra i livelli prestazionali previsti per gli impianti elettrici residenziali.
È pensato per unità immobiliari con dotazioni impiantistiche ampie e innovative, nelle quali l’integrazione tecnologica e la gestione intelligente dei dispositivi costituiscono un requisito fondamentale.
Rispetto ai livelli inferiori, il Livello 3 prevede l’integrazione di almeno quattro funzioni domotiche che devono essere non solo presenti, ma anche interconnesse e interoperabili all’interno di un sistema domotico unitario.
Questo implica che i dispositivi siano in grado di comunicare tra loro attraverso protocolli condivisi (filari, radio, powerline, ecc.), garantendo un controllo centralizzato e coordinato delle varie funzioni.
L’elenco delle funzioni riconosciute dalla norma come valide per il raggiungimento del Livello 3 comprende 18 voci, tra cui la videosorveglianza, l’allarme antintrusione, il controllo accessi, la gestione dell’illuminazione, la termoregolazione multizona, la gestione della ricarica dei veicoli elettrici, i sistemi di accumulo e il monitoraggio dei flussi energetici.
Queste funzioni coprono ambiti legati alla sicurezza, al comfort e all’efficienza energetica, evidenziando il ruolo centrale dell’impianto elettrico come infrastruttura tecnologica dell’edificio.
La norma sottolinea anche l’importanza della predisposizione e della scalabilità: è possibile progettare un impianto predisposto all’evoluzione verso il Livello 3, anche in assenza iniziale di tutte le funzioni richieste.
Ciò consente al committente di adottare un approccio graduale, aggiungendo nel tempo nuove tecnologie senza dover intervenire in modo invasivo sull’impianto.
Videocitofonia come funzione strategica.
Tra le dotazioni impiantistiche previste dalla Norma CEI 64-8, la videocitofonia occupa una posizione di rilievo crescente, in particolare in relazione al raggiungimento del Livello 3.
La sua presenza è indicata già a partire dal Livello 2 come dotazione minima in abbinamento al campanello, ma è nel contesto del Livello 3 che può assumere un ruolo strategico, a condizione che sia parte integrante di un sistema domotico.
La videocitofonia diventa una delle possibili funzioni domotiche riconosciute dalla norma (insieme, ad esempio, alla videosorveglianza e al controllo accessi) e può contribuire al conteggio delle quattro funzioni integrate e interoperabili necessarie per attestare il Livello 3. Questo avviene quando il videocitofono è inserito in un sistema domotico connesso, in grado di gestire funzioni come apertura dei varchi, memorizzazione delle chiamate, controllo da remoto, scenari automatizzati o interazione con altre componenti dell’impianto (ad esempio luci, tapparelle, antifurto).
In un contesto in cui le esigenze di controllo accessi, sicurezza e supervisione da remoto sono in costante crescita – sia nei condomini che nelle abitazioni unifamiliari – la videocitofonia si configura come un elemento chiave. La sua integrazione all’interno dell’impianto domotico permette non solo di migliorare l’esperienza dell’utente, ma anche di elevare formalmente il livello prestazionale dell’intero impianto, secondo quanto stabilito dalla CEI 64-8.
Da componente "accessoria", il videocitofono evolve così in dispositivo funzionale alla conformità normativa, con valore documentabile in sede di progettazione, certificazione e valorizzazione dell’impianto.
Valorizzare la videocitofonia in ambito progettuale
Integrare la videocitofonia in un impianto di Livello 3 significa trasformare un dispositivo di comunicazione in uno strumento evoluto di gestione dell’abitazione, in grado di dialogare con il resto dell’impianto elettrico e contribuire attivamente alle funzionalità domotiche previste dalla norma.
Per ottenere questo risultato, è necessario che il videocitofono sia progettato e installato come parte di un sistema integrato, capace di interagire con altre funzioni come:
- apertura automatica di varchi e cancelli,
- gestione degli scenari di accoglienza o allarme,
- controllo remoto tramite app o interfaccia web,
- interazione con l’impianto di videosorveglianza o antintrusione.
La progettazione deve quindi partire da una visione di insieme, in cui la videocitofonia sia collegata a una rete di dispositivi intelligenti, supportata da un’infrastruttura adeguata (canalizzazioni, quadri domotici, protocolli di comunicazione) e predisposta per futuri ampliamenti. Inoltre, la documentazione tecnica deve evidenziare l’interoperabilità e l’integrazione effettiva delle funzioni, come richiesto esplicitamente dalla nota normativa per il Livello 3.
Dal punto di vista impiantistico, ciò comporta:
- una corretta predisposizione delle canalizzazioni e delle connessioni dati tra il videocitofono e il quadro di distribuzione segnali;
- l’adozione di interfacce di controllo centralizzato compatibili con i protocolli utilizzati (KNX, Modbus, Zigbee, ecc.);
- la disponibilità di applicazioni e servizi in cloud per il controllo remoto e la gestione dei log di accesso.
Questa impostazione non solo risponde ai requisiti normativi, ma consente di offrire al committente un impianto più sicuro, flessibile e aggiornabile nel tempo, in grado di crescere con le esigenze dell’utente e di adeguarsi ai futuri standard tecnologici. In questo scenario, la videocitofonia rappresenta un punto di contatto tra sicurezza, comfort e connettività, contribuendo in modo diretto al valore tecnico e percepito dell’intero impianto.
Opportunità per installatori e utenti finali: impianti evoluti e valore immobiliare
L’adozione di un impianto elettrico di Livello 3 secondo la Norma CEI 64-8 rappresenta un’opportunità concreta non solo per gli installatori, ma anche per gli utenti finali e per chi si occupa della valorizzazione immobiliare.
Per gli installatori, offrire impianti progettati con funzioni domotiche integrate – tra cui la videocitofonia – significa proporre soluzioni a valore aggiunto, in linea con gli standard normativi più avanzati e con le aspettative di una clientela sempre più attenta al comfort, alla sicurezza e alla digitalizzazione degli ambienti domestici.
Un impianto conforme al Livello 3 consente di differenziarsi sul mercato, intervenendo in fase progettuale non solo come esecutori, ma come consulenti tecnici in grado di suggerire configurazioni impiantistiche evolute e scalabili.
Per gli utenti finali, la presenza di dispositivi intelligenti e interoperabili rappresenta un salto qualitativo nella fruizione dell’abitazione: gestione semplificata, automazioni, controllo da remoto e maggiore sicurezza sono elementi che trasformano la casa in un ambiente tecnologicamente avanzato, pronto ad accogliere i servizi della smart home.
Dal punto di vista immobiliare, infine, la realizzazione di impianti certificati Livello 3 può incidere positivamente anche sulla valutazione commerciale dell’immobile, in quanto ne aumenta l’efficienza, la funzionalità e la predisposizione all’evoluzione digitale. Il videocitofono, in questo contesto, è un elemento riconoscibile e percepito come segnale di attenzione verso l’integrazione tecnologica e la sicurezza.
L’adeguamento ai criteri prestazionali più alti della CEI 64-8 non è quindi solo una questione di conformità: rappresenta un investimento nell’innovazione dell’abitare, dove installatori, progettisti e utenti finali convergono nella costruzione di edifici più evoluti, flessibili e pronti per il futuro.
L’evoluzione tecnologica della videocitofonia
Negli ultimi anni la videocitofonia ha vissuto una profonda trasformazione, passando da sistemi cablati analogici a soluzioni digitali avanzate, sempre più connesse, flessibili e integrabili con altri impianti dell’edificio.
Questo salto evolutivo ha coinvolto sia la parte hardware (telecamere, monitor, moduli di comando) sia le modalità di trasmissione dei segnali audio/video e la gestione degli accessi.
Se in passato il videocitofono era un dispositivo isolato con funzionalità limitate alla sola comunicazione audio-visiva locale, oggi è divenuto un nodo tecnologico capace di interagire con piattaforme cloud, app mobili e sistemi domotici.
La sua implementazione, oltre a rispondere a esigenze di sicurezza e controllo accessi, contribuisce direttamente al livello prestazionale dell’impianto elettrico, come riconosciuto dalla Norma CEI 64-8.
La varietà di soluzioni presenti sul mercato consente agli installatori di scegliere la tecnologia più adatta al contesto operativo (nuova costruzione, ristrutturazione, condominio, abitazione singola), tenendo conto della struttura dell’edificio, della disponibilità di rete dati e delle esigenze del committente. In questo scenario, il videocitofono può essere gestito come semplice punto terminale oppure come componente integrato in un sistema complesso, pronto per rispondere agli standard più elevati richiesti dal Livello 3 della norma.
Tecnologie disponibili: caratteristiche, vantaggi e limiti
La crescente diffusione della videocitofonia in ambito residenziale e la sua rilevanza nella classificazione impiantistica secondo la Norma CEI 64-8 rendono necessario un inquadramento tecnico delle principali tecnologie attualmente disponibili sul mercato.
Ogni tipologia presenta specifici vantaggi e limiti, da valutare attentamente in fase di progettazione e installazione.
I sistemi cablati analogici rappresentano la soluzione più tradizionale, ancora oggi impiegata in contesti semplici per la loro affidabilità. Tuttavia, offrono funzionalità limitate, qualità video ridotta e poca flessibilità in fase di ampliamento. I sistemi digitali a 2 fili, evoluzione dell’analogico, permettono di semplificare il cablaggio e migliorare la qualità audio-video, pur restando vincolati a una struttura a bus e con funzioni avanzate spesso assenti.
I sistemi IP, sempre più diffusi, utilizzano la rete dati per trasmettere audio, video e comandi, supportano video in alta definizione e consentono il controllo remoto tramite app. Si distinguono per scalabilità, facilità di integrazione domotica e qualità complessiva, ma richiedono una rete stabile e competenze specifiche per la configurazione.
I sistemi wireless, ideali per interventi poco invasivi o edifici privi di canalizzazioni, offrono grande versatilità installativa ma possono essere soggetti a interferenze e limitazioni di banda, specie in ambienti con segnale Wi-Fi debole.
Le soluzioni cloud-based rappresentano lo stato dell’arte in termini di accessibilità e gestione remota. Consentono l’archiviazione video online, aggiornamenti automatici e gestione multiutente, ma introducono la necessità di connettività permanente e, in alcuni casi, costi ricorrenti per i servizi cloud. Infine, i sistemi ibridi permettono di estendere o modernizzare impianti esistenti, combinando componenti analogici e digitali: una scelta utile nei contesti di retrofit, ma che può comportare maggiore complessità nella gestione.
La scelta tecnologica deve quindi considerare non solo l’ambiente installativo, ma anche gli obiettivi prestazionali del progetto, la disponibilità di rete, le esigenze di controllo e l’eventuale necessità di integrazione con altri sistemi di automazione e sicurezza.
La videocitofonia come nodo della smart home
In un impianto elettrico di Livello 3, la videocitofonia può assumere un ruolo ben più ampio della semplice funzione di comunicazione tra interno ed esterno: diventa un punto di interazione tra l’utente e l’edificio, integrandosi con sistemi domotici, di sicurezza e di gestione energetica.
Le soluzioni più evolute, in particolare quelle basate su protocolli IP o cloud, permettono di configurare scenari automatici personalizzati: dall’attivazione dell’illuminazione al rilevamento dei movimenti, dall’apertura automatizzata dei varchi all’interazione con sensori ambientali e dispositivi smart. La videocitofonia può anche attivare registrazioni video su eventi, inviare notifiche push su dispositivi mobili o consentire il riconoscimento intelligente dei visitatori.
L’integrazione con centrali antintrusione, sistemi di videosorveglianza, controllo accessi e assistenti vocali consente di creare ambienti intelligenti gestiti in modo centralizzato, aumentando la fruibilità dell’impianto e valorizzando l’intervento progettuale dell’installatore. L’adozione di protocolli standard (come ONVIF, SIP, MQTT) e la disponibilità di API aperte favoriscono la compatibilità tra dispositivi anche di diversi produttori, semplificando lo sviluppo di soluzioni personalizzate.
In questo contesto, il videocitofono diventa un elemento strategico per soddisfare i requisiti del Livello 3 della CEI 64-8, ma anche per offrire all’utente finale un’esperienza abitativa evoluta, in linea con i più recenti standard tecnologici e con le aspettative di comfort, sicurezza e controllo che caratterizzano la smart home contemporanea.